Baran Bo Odar e Jantje Friese lo hanno fatto di nuovo. Dopo Dark, il meraviglioso prodotto Netflix che per anni ha diviso la critica e che ancora fa parlare di sé, i due geni, perché solo così riusciamo a definirli, sono sbarcati di nuovo su Netflix. E
ra novembre 2018 quando i due autori annunciarono una serie tv dal titolo 1899 il cui primo teaser fu reso pubblico lo scorso maggio. Il solo trailer aveva già scombussolato l’audience, promettendo suspence mistery e una buona dose di Horror che avrebbe giocato con la mente dello spettatore dal primo secondo.
Oggi ci chiediamo quindi: il trailer ha mantenuto le sue promesse?
Eccome se le ha mantenute!
Trama di 1899: alla ricerca di un futuro migliore
1599 passeggeri di diversa nazionalità ed estrazione sociale viaggiano sul Kerberos, il transatlantico diretto dall’Europa all’America, con un’unica speranza: vivere una nuova vita dall’altra parte del mondo.
Maura Franklin (Emily Beecham) però, sembra avere tutt’altro tipo di scheletri nell’armadio così come Erik, l’enigmatico capitano della nave (Andreas Pietschmann). Quando il Kerberos scoprirà una nave scomparsa da mesi tutto avrà inizio, prendendo una svolta inaspettata. Ciò che i passeggeri troveranno all’interno della nave trasformerà il loro viaggio verso la terra promessa, in un gigantesco Cubo di Rubick e una fitta rete di segreti che unirà ciascuno di loro.
Recensione 1899: finalmente qualcosa di interessante su netflix
Senza tanti giri di parole, diremo che 1899 è il prodotto più interessante sbarcato ultimamente su Netflix, il quale continuava a propinarci le solite serie tv e film che di sostanza ne avevano ben poca (a parte qualche caso eccezionale ovviamente).
Siamo di fronte ad una nuova serie mistery, con un gran dose di action e sano horror, testimoniato da inquadrature dal dettaglio al campo medio e dai colori scuri, che sin dal primo frame promette suspence e confusione allo spettatore. Non stiamo guardando Dark, anche se sembra scontato, dobbiamo tenerlo bene a mente perché probabilmente alcune critiche riservate a questa nuova serie derivano dal fatto che ci si aspetti lo stesso identico prodotto o perlomeno lo stesso hype secondo dopo secondo.
Tensione, suspence, omicidi con metodi mai visti, assassini enigmatici e una grande varietà di personaggi, infatti, sono tutti elementi che troviamo anche in questa nuova serie. Se in Dark, Friese e Bo Odar, coppia nella vita oltre che artistica, prendevano grande ispirazione dai capolavori di Stephen King, anche qui non possiamo non notare inquietanti elementi che ricordano quelle opere, una tra tutte Shining, portata sullo schermo nel 1980 da Stanley Kubrick. Corridoi a scacchiera che sembrano non finire mai e la sensazione di essere rinchiusi senza sapere cosa stia succedendo, evidenziano da subito l’ispirazione degli autori, accentuata da una illuminazione della scena appositamente creata per immergere lo spettatore nel profondo grigio della psiche, attraverso una tecnica impeccabile degna dei film Hollywoodiani.
Recensione 1899: What is Lost will be found
Se su Dark gli autori hanno giocato perfettamente con la fisica quantistica qui giocano con la psiche, con la mente e i suoi processi, con i ricordi ma anche con i sogni, intricando la storia quando Daniel fa il suo inquietante arrivo sulla nave, con cappotto nero e colletto ben alzato un po’ come The Sandman. Ma qual è il suo ruolo? Non lo sapremo mai con certezza fino alla fine, perché ciò che c’è di certo nella favolosa sceneggiatura della Friese è che nulla è come sembra. Se sei convinto di aver scoperto qualcosa, stai pur tranquillo che nella scena dopo il tuo castello crollerà inesorabilmente portandoti a non capire nulla di ciò che stai vedendo fino all’ultima scena dell’ultimo episodio (e nemmeno lì purtroppo). Questo è un grande merito dei due ideatori della serie: riuscire a sorprendere fino all’ultimo minuto non è facile; apportare sei plot twist in due episodi, sequenza dopo sequenza senza incorrere in banalità, annoiare, esagerare e soprattutto senza creare buchi di trama, fidatevi non è affatto facile!
1899: il contrasto della musica
Dalla prima scena capiamo che saremo catapultati nella follia, mai modo migliore per raccontare la mente umana: tra piramidi, manicomi, giocattoli e sorrisi un po’ inquietanti, sulle note di una colonna sonora profonda e agghiacciante, alternata ad evergreen in contrasto con la scena che rendono così il contesto meraviglioso. Gli autori giocano con la musica, chiudendo ogni episodio con una pietra miliare, apparentemente in contrasto con ciò che si va a guardare.
1899: cast e personaggi
Se a tutto ciò aggiungiamo, una variegata dose di personaggi con le loro sottotrame, forse in qualche caso poco sviluppate (che magari si svilupperanno in una seconda stagione) mai in contrasto con la trama principale, raccontate attraverso flashback dai colori caldi, in contrasto con ciò che vanno a raccontare e in pieno stile LOST, il brodo in pentola si fa ancora più interessante. Abbiamo Angel (Miguel Bernardeu – Elite) e Ramiro (Jose Pimentao), Olek (Maciej Musial), Tove (Clara Rosager), Lucien (Jonas Bloquet) e altri ancora, intenti a incontrare un futuro da esplorare cercando di lasciare il proprio passato alle spalle. Conosciamo ognuno di loro proprio grazie ai Flashback, per questo azzardiamo una similitudine narrativa con Lost, il cult che non smetterà mai di far parlare di sé stesso soprattutto per quel trash e per quel finale da dimenticare. Ogni storia in un modo o nell’altro ci appassiona, qualcuno un po’ di più, è inevitabile. Tutte le storie però raggiungono l’obiettivo: raccontare il personaggio, intricando ancor di più la rete di segreti. Un cast variegato proveniente da tutte le parti d’Europa per un obiettivo specifico. Friese e Bo Odan annunciarono la serie proprio nel 2018, quando la Brexit fece scalpore nel nostro continente, affermando di voler raccontare l’Europa come un paese unito e collaborativo in un unico obiettivo. Non a caso la serie è registrata interamente in multilingua, ogni attore recita nella sua lingua madre.
1899: l’attenzione al dettaglio
1899 si contraddistingue nel genere che rappresenta grazie ad una sceneggiatura precisa piena di particolari, inquadrati sempre dal dettaglio al campo medio con uno zoom indietro. La simbologia è una costante in questa sceneggiatura rappresentate una sorta di Escape Room in cui ogni porta manda ad un’altra narrazione. Gli indizi sono ovunque, a partire dal libro di Kate Chopin “Il risveglio” che Maura è intenta a leggere, per passare al mito della caverna di Platone e finire con ciò per cui tutto ha inizio, una poesia di Emily Dickinson raccontata con una ripresa specifica. Quel tipo di ripresa è un grande indizio, peccato che gli autori siano bravi a mascherare tutto facendoci fare i collegamenti solo nel finale dopo l’ennesimo colpo di scena, sentendoci anche un po’ idioti.
Insomma, signore e signori, se non avete ancora visto 1899, munitevi di pazienza, carta e penna e corrette a studiare più che a guardare questa serie. Dal 17 novembre su Netflix, con 8 episodi pieni di delirio, 1899 vi aspetta. Intanto noi aspettiamo che Netflix confermi la seconda stagione, anche perché non penso voglia una rivoluzione considerando il cliffhanger del finale. A parte gli scherzi, speriamo davvero ci sia un continuo, ma soprattutto che nella prossima stagione si scopra qualcos’altro (non approfondiamo per non fare spoiler, ma una volta finita la visione capirete cosa intendiamo) perché altrimenti in questo caso, come si suole dire, il teatro è già caduto e la serie potrebbe perdere di interesse.
Trailer 1899
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