Joker, l’attesa pellicola di Todd Phillips dedicata al clown principe del crimine, vincitrice del Leone d’oro come miglior film alla 76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è finalmente arrivata nelle sale italiane.
Dopo un mostro sacro come Jack Nicholson, un’ormai leggenda come Heath Ledger ed un discusso Jared Leto, a vestire i coloratissimi panni del villain più famoso della DC Comics, nato dalla collaborazione di Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson, che esordisce nel primo numero della serie a fumetti Batman (Batman vol. 1 – 1940), troviamo il plurinominato all’Oscar Joaquin Phoenix, affiancato da un magnifico Robert De Niro.
Nel corso degli anni altri registi del calibro di Tim Burton e Cristopher Nolan hanno messo mano sul personaggio ormai divenuto un’icona pop, dando ogni volta versioni diverse e molto personali di questo enigmatico losco figuro, pur conservando le linee guida storiche che ne hanno fatto la nemesi per eccellenza del Crociato Incappucciato, sempre coadiuvati dalle interpretazioni magistrali degli attori chiamati ad adempiere l’arduo compito.
Un Joker atipico
Ebbene, la versione offertaci da Phillips è decisamente atipica sotto questo punto di vista, rompe gli schemi con prepotenza raccontando una storia inedita sulla genesi del Joker. Ma questa non è una storia di origini, è piuttosto una storia di trasformazione o meglio ‘evoluzione’, non dovuta alle sostanze tossiche della ACE Chemicals, ma ad una società brutale, meschina, indifferente e fin troppo attuale. Arthur Fleck è parte di questa società, o per meglio dire ne è vittima. La sua esistenza appare patetica e miserabile, un lavoro come clown presso un’agenzia locale, evidenti disturbi psichici attenuati da un uso smodato di farmaci e da incontri con una psicologa che stenta ad ascoltarlo, la convivenza con l’anziana madre, gli insulti ed i pestaggi subiti durante il lavoro e non solo. Tuttavia Arthur ha un sogno, quello di diventare un comico di cabaret, esibendosi nei locali di Gotham ed ammaliando il pubblico con il suo fascino e la sua sagacia. Purtroppo però, Arthur non è né affascinante né sagace e per quanto si applichi a studiare buone battute talvolta osservando artisti di maggior successo, non riesce a far ridere nessuno a parte se stesso, poiché è affetto da raro un disturbo che lo costringe ad improvvisi e incontrollabili attacchi di risate.
Un Joaquin Phoenix immenso
Ad interpretare questo squallido individuo, un immenso Joaquin Phoenix che ci regala un Joker fragile, spezzato dai colpi di una vita ingiusta, riuscendo a trasmettere angoscia con ogni risata e mettendo in risalto quell’ambiguità ai limiti dell’effemminatezza che appartiene da sempre al personaggio, ma raramente la si vede nei film. Per prepararsi a questo ruolo l’attore statunitense ha perso quasi 25 chili e tale calo di peso ha avuto ripercussioni sia sul suo fisico che sul suo stato emotivo, ma ciò lo ha aiutato ad immedesimarsi nella follia del suo Joker. È doveroso sottolineare quanto personale ed introspettivo sia il Joker che Phoenix ha portato sul grande schermo, dato che ha scelto di non ispirarsi a nessun lavoro precedente, né fumettistico, né cinematografico. Questo Joker è frutto della sua immaginazione e della sua follia. La sua risata è dolorosa e nasce dal fondo di un’anima disperata, sola, triste. Le sue movenze meccaniche sono in netto contrasto con la sua danza fluida e leggera che sembra quasi sollevarlo dalla tristezza del mondo in cui vive. A fare da cornice alla storia principale abbiamo l’aspirante sindaco Thomas Wayne, l’amorevole e premuroso padre di Bruce la cui morte nel vicolo di Crime Alley getterà le basi per la nascita del Cavaliere Oscuro, in una versione più burbera e spregiudicata. Qui possiamo ammirare il cambiamento drastico che Phillips ha voluto eseguire rispetto alla mitologia batmaniana.
C’è da premettere che le origini del Joker non sono mai state del tutto chiarite (salvo dei cenni in una storia del 1950) prima del leggendario racconto Batman: The Killing Joke nato dalla mano del bardo Alan Moore sui disegni di un ispiratissimo Brian Bolland nel 1988 in cui lo stesso Joker mina l’attendibilità dei ricordi relativi al suo passato, ma una cosa è certa, ovvero che quest’ultimo ‘nasce’ dopo Batman quasi come se ne fosse una conseguenza, Joker esiste perché c’è Batman. Appare una risposta naturale dell’universo all’avvento del Crociato Incappucciato, avente il compito di seminare caos dove Batman cerca di stabilire l’ordine, creando così un superbo equilibrio che va avanti da quasi 80 anni.
Joker è uno di noi
Todd Phillips ignora questo punto focale e stravolge la storia non solo facendo nascere Joker senza che vi sia Batman, ma creando una Gotham afflitta, povera, disgustata dalla ricchezza e dallo sfarzo a tal punto da non aver bisogno di un Cavaliere Oscuro, ma vede Joker come un eroe del popolo, un perdente che ha avuto il coraggio di alzare la testa ed opporsi al sistema, incurante dei mezzi brutali e violenti che adopera, ma finendo quasi per giustificarlo. Batman è un vigilante silente, preparato, incorruttibile, inarrivabile nonostante il massaggio che vuole trasmettere con il suo anonimato ovvero “chiunque può essere Batman”, ma Phillips ci dimostra che nella sua Gotham, molto più simile alle nostre città nel mondo reale, non è così, non basta essere onesti e giusti per essere degli eroi, anzi, la gente non vuole quel tipo di eroi, ma preferisce quelli chiassosi, teatrali, violenti, che non hanno alcun tipo di preparazione, agiscono di impulso, che uccidono chi li calpesta, che incarnano tutti i loro desideri più oscuri e perversi. La gente vuole Joker, perché è uno di loro, uno di noi.
Un film crudo che colpisce lo spettatore e lo fa sprofondare nel baratro della follia di Arthur e lo accompagna nel suo viaggio da insignificante clown da marciapiede a pagliaccio principe del crimine e mostra come le vicissitudini della vita possono rendere un qualunque individuo in un pazzo omicida. Come scriveva Alan Moore dando voce al Joker: “Non c’è nessuna differenza tra me e gli altri. Basta una brutta giornata per ridurre l’uomo più assennato del pianeta a un pazzo. Ecco tutto ciò che mi separa dal resto del mondo. Solo una brutta giornata!”