Dopo Gomorra – La serie, divenuta un successo internazionale, Stefano Sollima torna a raccontare una storia di Roberto Saviano, tratta appunto dal libro Zero Zero Zero, con protagonisti sempre dei criminali con l’oscura parte peggiore.
Abbandonati i quartieri spagnoli, lo sguardo in questa nuova sfida si amplia: dagli antichi clan calabresi, in cui c’è uno scontro generazionale tra vecchi e giovani boss, si arriva ai funzionari corrotti sudamericani, fino a un’apparentemente rispettabilissima famiglia di imprenditori americani. Il filo conduttore tra tutte queste storie e questi continenti è il colore “bianco”: la cocaina.
Chiariamo subito. La serie non fa rumore. Non toglie il fiato. Non crea suspense. Non ti lascia quell’ansia positiva di voler vedere la puntata seguente. Bisogna stare anche abbastanza attenti e svegli per poter seguire le storie raccontate. E l’andamento del racconto non aiuta. Sembra un Gomorra internazionale. Racconta il lato criminale dall’interno. Il lato oscuro. Il potere. Il denaro. La corruzione. La giustizia è monca. La giustizia privata prende largo.
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Un cast internazionale così come i luoghi
Oltre alla scelta dei luoghi, si va dalla Calabria all’America con incursioni anche in Messico e Africa, era fondamentale scegliere i giusti interpreti per un cast così ampio e corale: la scelta degli attori di lingua inglese è ricaduta su Gabriel Byrne, capo della famiglia Lynwood, che ha un’impresa di trasporti, gestita da Emma, una bravissima Andrea Riseborough, che è allo stesso tempo un’eccellente donna d’affari e sorella maggiore quasi materna di Chris (Dean DeHaan). Istruiti e raffinati, i Lynwood, mediatori in un affare tra Messico e Italia, si trovano a dover trattare con i La Piana, potente clan della ‘ndrangheta. A interpretare Stefano La Piana, nipote di Don Minu (Adriano Chiaramida), che non ci sta a seguire le direzioni e vuole comandare, è la rivelazione Giuseppe De Domenico: dalla faccia apparentemente pulita con tutti i requisiti per partecipare a un reality, è in realtà un assassino senza scrupoli, ancora più pericoloso perché istruito.
Stefano ha studiato all’estero, conosce l’inglese, indossa completi eleganti, da imprenditore, ma poi non esita a dare in pasto i propri nemici a maiali affamati. L’incarnazione dell’intelligenza e del cinismo della criminalità, che sa adattarsi a epoche e situazioni ma sa diventare anche più feroce.
Chiude il cerchio Harold Torres, che ha il ruolo del soldato Manuel Contreras, soprannominato Vampiro: all’insaputa di alcuni suoi compagni, l’uomo lavora in realtà per il Cartello e in questo modo può risolvere in modo “pulito” molti problemi. Questa storia farà luce su alcune realtà sud-americane.
Sollima: una garanzia scenica nel racconto!
Si vede che dietro la macchina da presa c’è l’esperto e affidabile Stefano Sollima. Ottima la fotografia e la scelta dei luoghi,che aiutano a rendere il racconto crudele,drastico,minuzioso,violento,senza freni. I luoghi raccontano di più e meglio della sceneggiatura.
Zero Zero Zero è un racconto del narcotraffico. Un racconto quasi divino di momenti di violenza,soldi e droga. Un racconto di tanti zeri sporchi di sangue e di polvere bianca. Un racconto di quanto sia sottile la differenza tra bene e male. Un racconto del male che si traveste dal bene. Un racconto chirurgico del buio e del male. Zero Zero Zero mostra il traffico di cocaina come un’infezione, un virus che contagia tutti trasversalmente, dal politico che prende mazzette sottobanco, ai ricchissimi signori della droga, fino agli spacciatori e consumatori. Un giro di soldi e di morte che non conosce sosta, non dorme mai, non si placa mai, non soddisfa mai.
I flashback come una salvezza!
Il dialetto nel mondo calabrese rende più vero il racconto,ma non sempre fluido per seguirlo. Sono senza dubbio i flashback a rendere l’andamento della serie più completa ed interessante.
Zero Zero Zero racconta di un viaggio burrascoso nel narcotraffico in tutto il mondo. Proverà a farci viaggiare. Ma non è l’alta velocità. È un viaggio con ritardi e in super economy. Scomodo e non sempre efficace. Scomodo è sicuramente il messaggio. L’umanità sepolta viva con qualche speranza di sopravvivenza. Una criminalità raccontata con molte sfaccettature. Un racconto però privo di intensità. Gli attori faticano a fare il salto di qualità.
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Un finale con poche sorprese ma con un messaggio che spaventa!
Anche nel narcotraffico ci sono dolori ed amori, sofferenze e sentimenti. Addirittura c’è anche Dio. Alla base di qualsiasi cosa c’è sempre una storia umana. Sembra assurdo ma anche alla base del crimine c’è umanità con sentimenti ed inganni. Famiglia e dolore. Il crimine comporta più rinunce che scelte. Più sacrifici che soddisfazioni. Una vita piena di soldi ma spesso troppo breve per goderseli. Gli affari prima degli affetti. Il potere prima dei sentimenti. Il potere offusca la mente e il cuore. Quando pensiamo di voler primeggiare con cattiveria siamo Zero Zero Zero. E basta.
Curiosità
- Zero Zero Zero è girata in sei lingue: gli idiomi parlati sono inglese, spagnolo, italiano, francese, wolof (lingua parlata in Senegal) e arabo. Come ha detto il regista Janus Metz, ogni episodio rappresenta “quasi un mini-film a sé stante”. La produzione ha coinvolto mille persone della troupe e più di diecimila comparse.
- Gabriel Byrne e Dane DeHaan hanno già recitato insieme nella terza stagione della serie In Treatment.
- Il libro di Roberto Saviano è stato trovato nel covo del trafficante internazionale Chapo Guzmán. In una nota stampa, Saviano ha spiegato quanto sia remunerativo il traffico di coca: “Se investissi oggi 1000 euro in azioni Apple, dopo un anno me ne tornerebbero 1600; ma se investo la stessa cifra in cocaina, dopo un anno me ne tornano 182mila”.
Trailer Ufficiale