Per la rubrica Cani da Oscar…
‘Che vi prende miei prodi? Da quando temiamo il ghiaccio?
Chi non sente l’animo di battersi oggi se ne può andare a casa, gli daremo il lasciapassare!
Perché in compagnia di quel cane non vorremo mai morire!
I vecchi cani dimenticano, ma egli ricorderà con grande fierezza le gesta di quel giorno.
Allora i nostri nomi a lui familiari come parole domestiche
Seppala il conduttore, Fritz e Sally, Molly e Red e Togo…
Il grande leader Togo!
Saranno nei loro brindisi rammentati e rivivranno la medesima storia.
E tanti cani al caldo in patria si sentiranno maledetti per non essersi trovati qui.
Noi pochi, noi appagati pochi, noi manipolo di campioni!
Correte miei prodi, correte!’
La corsa del siero
Nell’inverno del 1925, un’epidemia di difterite colpì la popolazione della città di Nome, Alaska. Il rischio di un’ecatombe tra gli abitanti, ed in particolare tra i bambini, era elevatissimo e le alte sfere della comunità si attivarono al fine di fornire un’antitossina per scongiurare la catastrofe. A causa di una tempesta violentissima vie aeree e ferroviaria risultavano impraticabili. Ciò portò a quella che negli anni fu conosciuta come ‘corsa del siero’, una traversata che coprì 1085 km attraverso i territori dell’Alaska (con temperature tra i -50° con picchi intorno ai -70°), dalla cittadina di Nome all’ospedale di Anchorage, nei cui depositi erano conservati ben 300.000 unità di siero. Per consegnare il prezioso farmaco fu organizzata una staffetta composta da 20 squadre che sarebbero partite da Nome ed Anchorage, avrebbero intercettato il portatore del siero e sarebbero infine ritornati a Nome. I protagonisti di questa eroica impresa furono uomini e cani destinati ad entrare nella storia per il loro coraggio e spirito di sacrificio.
Scommetto che l’avete già sentita, vero? Immagino che vi ricordi un meraviglioso film animato del 1995 (‘Balto’)? Ebbene sì, è proprio quella la storia di cui stiamo parlando… ma non è dell’impavido e tormentato cane lupo che vi parlerò oggi.
Quest’oggi voglio parlarvi del cane che partì da Nome, insieme al suo amato conduttore Seppala ed una muta di coraggiosi cani da slitta, a cui è dedica la nuova pellicola Disney, disponibile su Disney+: Togo, un magnifico film sui cani.
Le storie di Togo e Balto sono strettamente collegate poiché entrambi erano di proprietà del famoso musher (conduttore di cani da slitta) norvegese Leonhard Seppala ed entrambi parteciparono alla corsa del siero. Mentre, come già detto, il vecchio e temerario Togo (aveva 12 anni all’epoca dell’epidemia) insieme all’esperto Seppala partì da Nome, arrivò a Shaktoolik dove intercettò il carico di antitossina ed infine giunse a Golovin, percorrendo in tutto circa 425 km, il celebrato Balto insieme al conduttore Gunnar Kaasen, percorse il tratto finale da Bluff a Nome per un totale di circa 90 km in sette ore e mezzo.
Il film ci racconta appunto la storia della corsa di Togo e Seppala (interpretato dal pluricandidato al Premio Oscar Willem Dafoe), ma soprattutto ci narra della loro leggendaria amicizia nelle terrificanti e magnifiche terre dell’ostile Alaska dei primi del 900.
La dura legge della Natura
Leonhard Seppala è un addestratore e conduttore di cani da slitta norvegese, giunto nel Nuovo Mondo come tanti a caccia di oro e fortuna. Tuttavia non è nelle ambite pepite che troverà la gloria, ma nelle zampe robuste di quelli che furono i precursori dei Siberian Husky moderni. Si presenta come un uomo capace e brutalmente pratico, ed è indispensabile che lo sia perché lui alleva cani da lavoro, ovvero cani destinati a svolgere particolari mansioni in un territorio avverso come l’Alaska in cui non c’è spazio per i sentimentalismi e la selezione naturale è crudele e più imparziale che mai. Gestisce i suoi cani come farebbe un comandate con le sue truppe e la cosa potrebbe apparire grottesca e fuori luogo ad uno spettatore distratto, ma considerando il contesto in cui si svolgono le vicende si percepisce la pericolosità della natura e la necessità di prepararsi ad ogni evenienza. Ciò aiuta a comprendere l’importanza di instaurare una salda leadership con i propri cani affinché possano fidarsi ed affidarsi a lui e viceversa in modo da non cedere alla paura che uno scenario tanto ostile può generare. Così la vita di Leonhard prosegue tra estenuanti allenamenti per i suoi prodi cani, rischiose spedizioni a bordo della solida slitta tra le montagne innevate e la gestione del suo allevamento, compito nel quale è supportato dalla moglie Constance. Ed è proprio grazie alle amorevoli cure di quest’ultima che un gracile cucciolo viene salvato dall’inevitabile sorte che spetta a chi non è abbastanza robusto da tenere testa all’ostile madre natura, con sommo disappunto Leonhard. Tuttavia, contro ogni pronostico, il cucciolo sopravvive e cresce, energico, ostinato, scaltro e testardo. Anche il più cinico spettatore non potrà fare a meno di sorridere di fronte alle sue evasioni dal recinto per raggiungere i cani adulti che si allenano o le sue improvvisate battute di caccia al caribù. Divenuto adulto, la sua attitudine al comando e la sua velocità sorprendono Seppala che lo nomina capo-muta e decide di chiamarlo Togo in onore dell’ammiraglio giapponese. Togo non è il classico husky che siamo abituati a vedere nelle nostre città con manto voluminoso e coda arricciata, è un cane da lavoro rustico, infaticabile e coraggioso, un combattente nato, dato che già in tenera età ha sconfitto la morte.
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L’impresa
Tutto questo ci porterà alla storica impresa che incise nella leggenda i nomi di cane e conduttore, una corsa contro il tempo la cui posta in gioco era così alta da portare questi eroi a rischiare tutto affrontando una tempesta tanto crudele da far sembrare anche pochi metri una distanza insormontabile. Il duro viaggio porta la coraggiosa muta ad affrontare pericoli inimmaginabili, come l’attraversamento di un lago ghiacciato o il percorrere ostili scarpate ad altezze elevatissime. Prodezze che vengono compiuti dai cani guidati da Togo e spronati da Seppala, che da esperto conduttore si accorge che l’avanzare degli anni fa sentire maggiormente la fatica al suo vecchio e fedele capo-muta. Ad un certo punto, in una locanda lungo il tragitto in cui si era fermato per la notte, gli verrà proposto di sostituirlo, ma lui si oppone. Nonostante avesse altri cani con cui rimpiazzarlo egli si rifiuta categoricamente di farlo, perché la sua missione è troppo importante e lui ha bisogno di Togo. Nel suo rifiuto si percepisce ben oltre il timore di perdere un buon cane, è la paura viscerale di un uomo che deve affrontare la morte senza il suo più caro amico. Perché i cani sono così, con il loro amore disinteressato ci fanno sentire capaci di fare qualsiasi cosa e noi li amiamo a nostra volta seppur in modo egoisticamente umano, un amore che non sempre ci permette di fare ciò che sarebbe meglio per loro. La corsa continua e la forza di Togo permette all’esausta muta di raggiungere il check-point stabilito, dove ricevono il cambio dalla staffetta successiva, che prosegue la corsa fino ad arrivare al tratto finale che consacrerà Balto come salvatore di Nome. A Togo e Seppala vanno la riconoscenza degli abitanti della cittadina consapevoli dell’impresa compiuta dalla loro muta.
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Il potere della fiducia
Il messaggio più importante che lascia il film tuttavia non è una parabola su eroismo e abnegazione, ma una riflessione sul mistero dell’amicizia tra uomo e cane. Guardando quei cani correre verso il percolo nonostante la giustificabile paura si viene pervasi da un senso di malinconia dovuta alla consapevolezza che loro non sono consci di quello che stanno facendo. I cani corrono non perché motivati da una nobile causa, ma perché è ciò che sono addestrati a fare e lo fanno malgrado il palpabile pericolo che li circonda perché si fidano del loro conduttore. Da qui sorge spontanea la domanda: da dove viene la fiducia di un cane verso il suo padrone? Sicuramente è qualcosa che va ben oltre il semplice condizionamento dato dall’addestramento, che per quanto efficace potrebbe motivare il coraggio e la risolutezza di un cane solo fino ad un certo punto (oltre il quale prevarrebbe il mero istinto di sopravvivenza con il quale ogni reazione diventa imprevedibile). La fiducia di un cane è qualcosa di più profondo e primordiale, un sentimento che abbatte le barriere del tempo e dello spazio sino ad arrivare al fatidico giorno in cui per la prima volta un uomo si avvicinò ad un lupo con una mano protesa in segno di pace, una promessa di sicurezza ed amicizia. È questo il sentimento che fa correre un cane contro il pericolo e gli da la forza di combattere le proprie paure, la fiducia che il suo amico umano sarà sempre al suo fianco, quindi tutto andrà bene. Noi, abituati al lusso ed alle comodità, probabilmente non dovremo mai fronteggiare un territorio brutalmente ostile come l’Alaska di Togo e Seppala, tuttavia dobbiamo essere consapevoli che anche i nostri cani ripongono la medesima fiducia in noi ed è nostro dovere non deluderla mai.
Trailer Ufficiale
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