Mi chiamo Francesco Totti è un documentario italiano del 2020, diretto da Alex Infascelli. Il film è stato distribuito nelle sale a partire dal 19 ottobre, ed è stato presentato in anteprima al Festa del Cinema di Roma.
Il progetto è tratto dal libro Un Capitano scritto da Francesco Totti con Paolo Condò (edito da Rizzoli). Prodotto da Lorenzo Mieli, Mario Gianani e Virginia Valsecchi, una produzione The Apartment e Wildside, entrambe del gruppo Fremantle, con Capri Entertainment, Fremantle, con Vision Distribution e Rai Cinema, in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video. Già presente nella programmazione di Sky e Amazon Video, dal 3 dicembre sarà disponibile in formato Dvd.
Mi chiamo Francesco Totti: Cos’è?
La trama è la vita da calciatore di un bambino, di un ragazzino, di un giovane e di un uomo che non ha mai smesso di dare calci ad un pallone per amore di uno sport ma in particolare per la sua città e la sua squadra del cuore. Un viaggio. Il sipario che si alza ancora una volta su una leggenda del calcio italiano. La storia di un grande amore, quella di Totti per Roma e la Roma per Totti. Oltre al calciatore, il regista Alex Infascelli riesce a mettere in scena e regala un Francesco Totti inedito, più intimo, ancora più umano. Proprio lui che per tutta la sua carriera ha tenuto alla riservatezza della sua vita privata, nonostante nel 2005 lo si vide sposare la showgirl Ilary Blasi, ora si spoglia e lo fa raccontandosi in grande. Venticinque anni di carriera che hanno accompagnato i sogni, le gioie, le lacrime di migliaia di tifosi e non solo quelli romanisti. Si pensi al cucchiaio contro l’Olanda agli europei oppure il rigore contro l’Australia all’ultimo minuto ai mondiali. È il racconto di un uomo e di uno sportivo che sfida il destino e si abbandona alle coccole di un popolo che vive di passione così come le sue giocate che faranno per sempre giurisprudenza. Questo docu-film raccoglie le gesta e le giocate di un campione e le racconta come un mix di pennellate d’autore. È il racconto del cantautore del calcio italiano.
Interpreti e personaggi
Francesco e Totti sono gli assoluti protagonisti di questo viaggio cinematografico. La voce fuori campo è sua. Si racconta. Racconta. Dirige la sua vita. Dai primi passi ai primi goal. Dalle esultanze alle lacrime. Il montaggio è come una partita di calcio di Totti che raccoglie i suoi 25 anni nella Roma, come se Totti avesse chiamato i suoi amici e avversari di sempre per giocare un’ultima partita. Totti rappresenta l’amore per una città, per una squadra, per dei colori. Un monumento. Un eroe mitologico.
Seduto sulla poltrona dei suoi ricordi dietro la telecamera dirige sé stesso. Sembra che diriga lo stesso regista. Una voce fuori campo con il suo dialetto e i suoi alti e bassi di voce per l’emozione. Fuori dal campo Francesco e dentro Totti. Un connubio più che un dualismo. Non serve altro, loro due bastano eccome. La durata non stanca anzi accompagna e concilia, diverte ed emoziona.
Immagini vere
Quelle che scorrono sono immagini vere, senza artifici o menzogne. Scorrono le pagine chiave di una vita da eroe, di un ragazzino, di un figlio, di un marito, di un padre, di un calciatore che vede luci ed ombre, che sale sul tetto del mondo. Poi i goal e le amicizie, i derby, gli allenatori giusti e sbagliati, le invasioni di campo di uno scudetto storico e la dichiarazione in campo a Ilary («6 unica») in derby pazzesco.
Poi Vito Scala, il fidato personal trainer: “è sempre accanto a me ma non lo avete visto, eccolo…”, dice Totti riavvolgendo il nastro con gesto da regista. L’infortunio, l’operazione, la resurrezione, gli scontri con Spalletti nell’ultimo atto della sua carriera che rendono ancora più intrigante la sua storia: Totti come il condottiero di Roma. Il calciatore che sfidò l’allenatore fino all’ultima partita. Come se un eroe della tragedia greca rivedesse le sue gesta alla moviola e le commentasse di fronte al suo popolo. Il monologo di un eroe nell’arena.
Perché guardarlo?
Si alternano silenzi e grida. Il silenzio sottolinea i momenti negativi mentre le grida esaltano le immagini private e pubbliche di un personaggio che con la sua carriera sarà più forte dell’oblio proprio come un eroe greco. Mi chiamo Francesco Totti fa capire quanto è importante il talento e le persone che credono in te. Ti emoziona perché non parla di calcio o meglio non solo, tocca argomenti come l’attaccamento alla famiglia, la voglia di esultare sotto la Sud, la voglia di essere di Roma e della sua gente, di non voler vendere le proprie emozioni. Il no al Real Madrid è stata una risposta data da tutta Roma a una potenza calcistica ed economica dove si riunivano i più forti. Ma Totti ha voluto essere il più grande nella sua città. È un docu-film educativo, perché si parla di qualcosa che forse le nuove generazioni non conosceranno mai nel mondo del calcio: essere la bandiera della propria squadra del cuore. Crescere, lottare, cadere, vincere, finire dove hai sempre sognato e avere il potere di decidere. Forse questo potere negli ultimi anni della vita calcistica di Totti è stato delegittimato dalle logiche aziendali e commerciali. Guardarlo per sognare ed emozionarsi, per ricordare e conoscere ancora di più l’intimità di un campione. Guardarlo per capire cosa sia stato e possa essere il calcio, non solo uomini che rincorrono un pallone ma ragazzi che sognano prima di ricevere contratti milionari, perché prima si giocava più per divertirsi che per guadagnare. Francesco Totti sussurra che si può giocare a calcio divertendosi ed emozionandosi mettendo da parte i soldi e la fame. Adesso aprite gli occhi e godetevi questo viaggio.
Curiosità
- Alla fine è presente il brano SOLO di Claudio Baglioni:” Lascia che sia tutto così….. Ingoiavo pure questo addio”. Parole come titoli di coda alla fine del docu-film e della carriera calcistica di un campione che non smetterà mai di esserlo.
- Non c’è la testimonianza di nessun altro. È la testimonianza esclusiva di Totti quasi a rimarcare quello che è stato.