L’incredibile storia dell’Isola delle Rose: quando per essere felici basta un’isola.
Approdato recentemente su Netflix, una delle sorprese delle uscite dicembre 2020, il film di Sydney Sibilia è una ricostruzione storica su una vicenda accaduta realmente nel nostro Paese durante gli anni ’60. Vediamo nel dettaglio di cosa parla questa pellicola e perché è un elogio alla libertà.
Trama
La vita di Giorgio, un uomo laureato da poco in ingegneria e dal talento incompreso, sta andando sempre di più a rotoli: licenziato dal lavoro, i genitori non vogliono più saperne di lui, convinti che sia troppo strano e l’amore della sua vita lo ha lasciato dopo che per colpa di una sua invenzione (una macchina che guidata senza targa e assicurazione) sono stati arrestati entrambi.
Così stufo delle regole soffocanti della società italiana di fine anni ’60, Giorgio decide di mettere in atto un piano che sembra impossibile: costruirsi un’isola in mezzo al mare.
Con l’aiuto di un gruppo di rivoluzionari e ribelli fonda così la Repubblica dell’Isola delle Rose, un territorio indipendente di cui diviene presidente. I principi e la tenacia del gruppo saranno vengono però messi a dura prova. Dapprima vengono ignorati perché secondo i poteri forti non rappresentavano una vera e propria minaccia, ma quando il Presidente del Consiglio dichiara l’idealistica isola di Giorgio il nemico numero uno dell’Italia iniziano i problemi.
Cast
Il ruolo di Giorgio, protagonista della pellicola, è ricoperto da Elio Germano, ancora una volta impeccabile e unico personaggio fondamentale, nonché presidente dell’isola.
Tutti gli altri svolgono un ruolo di contorno, riuscendo ad amalgamare il tutto e ad ottenere un prodotto finale esaustivo. Abbiamo Matilda De Angelis nei panni di Gabriella, la donna amata da Giorgio, Leonardo Lidi nel ruolo di Maurizio Orlandini, uno dei migliori amici di Giorgio e il primo a credere a questo folle progetto e il ruolo dell’“antagonista” viene ricoperto da Fabrizio Bentivoglio che interpreta Franco Restivo.
Analisi
Dopo la fortunata trilogia di “Smetto quando voglio”, ecco un nuovo prodotto realizzato dalla collaborazione tra Matteo Rovere e Sydney Sibilia.
Questa volta però, la vicenda prende spunto dall’incredibile storia di Giorgio Rosa.
Il film sembra essere avvolto da una sorta di velo che fa sembrare tutto così incantato, ci viene mostrato qualcosa che al solo pensiero può sembrare irrealizzabile ai molti e che invece con la perseveranza di un uomo fuori dal comune è diventata realtà. La voglia di libertà, di evasione, che caratterizza la vita di Giorgio, sopraffatto dalle delusioni legate alla riviera romagnola in cui vive, è il motivo per cui decide di costruire una piattaforma dove ognuno avrebbe avuto la possibilità di essere sé stesso, di godere dei piaceri terreni e della libertà a cui ogni essere umano aspira.
Il film messo in scena da Sibilia tuttavia, ci mostra che anche la liberà ha un prezzo ed è così che ci ritroviamo catapultati dai momenti felici vissuti sull’isola, alla travagliata storia d’amore che aspetta il protagonista e Gabriella Chierici sulla terraferma, ma anche il rapporto d’amicizia con Maurizio Orlandini che spinge Giorgio a chiedere l’indipendenza del suo territorio. Quello che il regista ci trasmette è un continuo paradosso tra il senso della libertà individuale, assoluta, con quella irreggimentata degli Stati.
Abbiamo su schermo un evento che ha caratterizzato gli anni ’60 dell’Italia, ma nonostante ciò è sconosciuto per quasi tutti noie forse l’unico problema, oppure il punto di forza che l’ha reso così utopistico (dipende dai punti di vista) di questa pellicola è non essersi concentrata pienamente su questo, lasciando spazio alla vita deludente di Giorgio, che però non ha mai perso la speranza e la sua voglia di rivalsa verso il mondo che l’ha sempre deriso.
Il risultato finale è un film profondo, irriverente, divertente e che accende l’ennesima luce e possibilità per il cinema italiano che viene costantemente spenta da pellicole deludenti e scontate. Il prodotto di Sibilia è uno dei piccoli simboli della nuova leva del nostro cinema che tenta di salire questo pozzo infinito di banalità per arrivare a tutto il mondo con prodotti che meritano di essere apprezzati non solo da noi italiani.
Curiosità sulla vera storia dell’Isola delle Rose
- La Capitaneria di Porto di Rimini provò a bloccare i lavori perché la costruzione non rispettava i progetti forniti in fase di richiesta di permessi. La replica di Giorgio Rosa fu: “Io non devo rispettare nessuna regola perché la mia piattaforma si trova fuori dalle acque territoriali italiane” e continuò così il suo progetto;
- L’attacco all’Isola delle Rose fu la prima e unica dichiarazione di guerra messa in atto dalla Repubblica Italiana;
- Il 1 Maggio del 1968 l’isola venne dichiarata indipendente, per essere poi abbattuta l’11 Febbraio dell’anno successivo.
- Al momento dell’occupazione sulla piattaforma erano presenti un bar, un negozio di souvenir, un ufficio postale (il timbro) e una banca.
- L’isola era indipendente dal punto di vista idrico, infatti venne individuata una falda di acqua potabile a 280 mt di profondità.
Conclusione
Un film coraggioso e che permette ad ognuno di noi di respirare il sapore della libertà, di sognare, di fuggire e abbandonare tutto ciò che ci circonda con un unico obiettivo: essere felici e per farlo, forse le parole di Gabriella (Matilde De Angelis) rivolte a Giorgio mentre osserva la sua isola che viene spazzata via, sono più giuste di qualsiasi altra cosa:
“L’importante è cambiare il mondo… O almeno provarci”.
Trailer