Bastano due nomi per attirare chiunque e per trasmettere il desiderio di vedere questa nuova serie tv che in America è stata lanciata già nei primi giorni di Settembre 2020, ovvero Ridley Scott come produttore e Travis Fimmel nel cast. In Italia verrà distribuita a partire dall’8 Febbraio su Sky Atlantic.
Come dite? Non vi abbiamo convinto? Allora vediamo nel dettaglio di cosa tratta.
Trama Raised by Wolves
Siamo nel XXII secolo, in un futuro post-apocalittico e la prima immagine che ci viene mostrata è quella di due androidi (Madre e Padre), in fuga con degli embrioni dalla Terra devastata dalla guerra. I due hanno il compito di crescere bambini umani in un misterioso pianeta (Kepler-22 b). Passano diversi anni e solo uno dei bimbi sopravvive. I due androidi iniziano a preoccuparsi e cercano di capire quale sia il problema di questo nuovo pianeta, ma come se non bastasse, si scopre che su Kepler sono presenti altri terrestri (i Mitriaci), anch’essi fuggiti.
Se da un lato la colonia umana minaccia di essere distrutta dalle differenze religiose interne ad essa, dall’altro lato gli androidi imparano che controllare le credenze degli esseri umani è un compito arduo e pericoloso. Questo scatenerà una guerra interna che causerà diversi problemi ai protagonisti, con rimandi alla guerra che ha già portato alla distruzione terrestre.
Cast Raised by Wolves
Come già accennato, tra i vari personaggi ritroviamo Travis Fimmel (Vikings) nei panni di Marcus, anche se nei primi episodi non risulta essere uno dei protagonisti della storia, che resta principalmente incentrata su Madre e Padre, rispettivamente interpretati da Amanda Collin e Abubakar Salim.
Soprattutto Amanda Collin svolge un ruolo centrale per tutta la storia e lo fa con grande coraggio, conquistandosi il ruolo di assoluta protagonista.
L’unico bambino sopravvissuto è Campion, interpretato da Winta McGrath, anche se nel corso dello show troviamo diversi ragazzi che sono Niamh Algar (Sue), Jordan Loughran (Tempest), Felix Jamieson (Paul), Ethan Hazzard (Hunter), Aasiya Shah (Holly) e Ivy Wong (Vita).
Recensione
Una serie con la s maiuscola è quella prodotta da Ridley Scott, che ci ha sempre abituati a prodotti di qualità (Il gladiatore e Alien tra gli altri).
Inizialmente proviamo empatia per gli unici personaggi che ci vengono mostrati, ma quando arrivano gli umani le cose cambiano. Sentiamo di difendere i nostri simili e di sostenere la loro causa, anche se episodio dopo episodio vediamo evolversi il rapporto tra Madre e Padre, che inizialmente programmati per accudire dei bambini umani senza alcuna religione, durante la loro convivenza riescono a sviluppare dei lati più umani di quelli dei loro rivali. Si lascia libero spazio all’affetto, alla gelosia ed alla rabbia, emozioni che seppur non contemplate dalla loro natura, si fanno spazio nei loro circuiti, sfuggendo anche alla loro stessa comprensione.
L’inizio risulta essere un po’ lento anche a causa della mancata presentazione dei personaggi che ci troviamo di fronte, ma facendosi un po’ di coraggio gli episodi migliorano sempre di più fino al plot twist finale. Seppur la trama non sia tra le più originali, i tempi di narrazione sono ben strutturati ed oltre a invogliare lo spettatore a proseguire nella visione, lanciano messaggi e spunti di riflessione diversi dal solito.
I protagonisti indiscussi di questa prima stagione restano sicuramente gli androidi, in particolar modo Madre, e contrapposti agli altri esseri umani sembrano avere i sentimenti e l’empatia che manca ai Mitriaci. Il loro unico scopo iniziale era quello di “allevare” dei bambini per dar vita ad una nuova umanità, ma più si va avanti, più si vede prevalere l’istinto di genitori che cercano di proteggere i propri figli e quel “wolves” del titolo, ovvero “lupi”, diventa sinonimo di protezione nei confronti del proprio “branco” e del proprio territorio.
I Mitriaci d’altro canto, sono troppo concentrati nel seguire la profezia di Sol, un Dio onnipotente che giustifica ogni loro azione giusta o sbagliata che sia. Marcus e Sue che rappresenta gli atei, sono invece troppo focalizzati sulla vendetta. Nessuno di questi due gruppi raggiungerà nemmeno lontanamente l’equilibrio e l’altruismo mostrato dagli androidi.
Inoltre nello sguardo di Travis Fimmel e del suo Marcus si intravedono sempre tratti di Ragnar, quasi come se ormai il personaggio di Vikings facesse parte della vita dell’attore.
Un finale apertissimo infine, sembra complicare ancora di più le cose, trasportandoci in un mondo sempre più particolare e distopico, in vista delle future stagione che ci aspettano. Se prima dell’episodio finale, sembra che qualche domanda sia stata chiarita, gli ultimi quarantacinque minuti spazzano via ogni nostra convinzione e ci lasciamo interdetti di fronte allo schermo.
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Conclusione
Una serie ambiziosa, con contenuti innovativi e con personaggi che portano grandi insegnamenti, seppur qualcuno tarda a decollare. Si tratta di una storia sicuramente non moderna, ma trattata in modo diverso dalle precedenti trasposizioni e con tematiche che spesso non vengono trattate in serie apocalittiche. Se poi Travis Fimmel è sinonimo di garanzia, figuriamoci Ridley Scott.
In attesa di una seconda stagione già confermata e in produzione, vi consigliamo di regalare questi dieci episodi a voi stessi, non ve ne pentirete.