Recensione The Last Duel: il nuovo film con un cast stellare

Recensione The Last Duel: il nuovo film con un cast stellare

USA (2021)

REGIA: RIDLEY SCOTT

DURATA: 152 min.

CAST: MATT DAMON, ADAM DRIVER, JODIE COMER, BEN AFFLECK, HARRIET WALTER, NATHANIEL PARKER, ALEX LAWTHER.

“The Last Duel” è il nuovo film di Ridley Scott, una storia vera di tradimenti, onore e giustizia nella Francia del XIV secolo, con un cast stellare guidato da Matt Damon, Adam Driver e Jodie Comer.

Trama The last duel

Francia, anno domini 1386. Due cavalieri si fronteggiano in un duello davanti al Re Carlo VI, rischiando la vita per difendere il proprio onore. Essi sono Jean de Carrouges e Jacques Le Gris, compagni d’armi e un tempo amici fraterni, che si sfidano in una lotta all’ultimo sangue per stabilire chi tra i due dica la verità dopo che Marguerite de Thibouville, moglie di Jean, ha accusato Le Gris di violenza sessuale.

Attraverso alcuni flashback si ricostruiscono gli eventi che hanno portato a questo duello “di Dio”, un combattimento giudiziario diffuso nel Medioevo nel quale l’esito non dipendeva tanto dalla bravura dei cavalieri quanto dal giudizio di Dio, che non poteva non premiare colui che fosse nel giusto.

Tre versioni della stessa storia

La storia viene narrata attraverso tre prospettive, rispettivamente quella di Jean de Carrouges prima, Jacques Le Gris successivamente e infine quella di Marguerite, colei che cela la verità sui fatti (come ci informa la scritta in sovrimpressione). Interessante notare come dettagli più o meno importanti cambino a seconda dell’ottica di chi racconta la storia.

Conosciamo dapprima Carrouges, scudiero del Re e valoroso combattente, rimasto vedovo e senza erede dopo che la peste gli ha ucciso la moglie e il figlio. Data la sua deplorevole situazione economica, dovuta soprattutto dalla sua ottusità e incapacità di tenere a bada le finanze, decide di prendere in moglie la bella Marguerite, ricca nobildonna dalla dote generosa, che gli consente di poter riacquisire una posizione di prestigio a corte e, soprattutto, di generare un erede.

Il compagno d’armi Jacques Le Gris, affascinante e carismatico, ha al contrario dell’amico un grande talento per gli affari e l’economia, acquisite grazie a un alto livello di educazione e amore per la letteratura. Tutto ciò lo fa entrare nelle grazie del Conte Pierre d’Alençon, feudatario vanesio e capriccioso, che non vede di buon occhio Carrouges.

La contesa su un appezzamento di terra, che Carrouges riteneva legittimo per via della dote ricevuta dal matrimonio con Marguerite e che il Conte Pierre dona invece a Le Gris, fa degenerare il rapporto tra i due cavalieri, trasformando l’amicizia in una competizione avvelenata.

Quando Marguerite accusa Le Gris di essersi introdotto in casa sua e averla stuprata, la situazione diventa insostenibile per Carrouges, che pretende giustizia di fronte al Re e sfida l’ex amico – che nega fermamente le imputazioni – in un duello davanti alla corte e a Dio per dimostrare di avere ragione.

In caso di vittoria di Le Gris, Marguerite sarebbe automaticamente ritenuta colpevole di falsa accusa di stupro e condannata al rogo.

Una storia classica dal messaggio attuale

Ridley Scott torna al film d’epoca con “The Last Duel”, e a 83 anni dimostra di saper fare ancora grande cinema.

Grazie a una storia realmente accaduta, resa ancor più appassionante dalle tre differenti prospettive (impossibile non pensare al film “Rashomon” di Akira Kurosawa del 1950, nel quale tre diversi personaggi si alternano per raccontare la stessa vicenda), il regista unisce a una sontuosa – ma non barocca – ricostruzione storica fatta di castelli, battaglie sanguinose e intrighi di corte, un sottile ma pulsante commento sociale che ben descrive anche il periodo attuale.

Fondamentalmente “The Last Duel” è un film sull’abuso: quello del potere, perpetrato in un’epoca in cui il più forte prevaleva sul più debole in maniera crudele (e non tanto per gli scontri sul campo di battaglia); e, derivando dal primo, l’abuso sessuale vero e proprio.

Dal momento in cui gli uomini pensavano di poter disporre delle donne e della loro virtù come meglio credessero, che fossero i legittimi mariti o cavalieri persi nel loro desiderio di lussuria, nessuna si era mai posta il problema che ciò non fosse giusto o tollerabile. Fino a che Marguerite de Thibouville, sposata con Jean de Carrouges, ebbe il coraggio di denunciare la violenza subìta, scoperchiando un vaso di Pandora fatto di maschilismo, ostentato patriarcato e ipocrisia religiosa. Al tempo la donna non era né più né meno che una proprietà; lo stupro, quindi, non era considerato un reato contro la persona ma piuttosto contro l’onore e il patrimonio del marito della vittima.

In questo il film è interessante in quanto pone costantemente il dubbio che l’abuso sessuale sia stato effettivamente perpetrato, disseminando dettagli e indizi che cambiano a seconda della prospettiva di Le Gris, Marguerite o persino Carrouges; inoltre assistiamo al momento della violenza dapprima attraverso gli occhi dell’assalitore e, solo successivamente, tramite quelli della vittima, che non lascia spazio a fraintendimenti.

Come uno schiaffo in faccia, lo spettatore viene messo di fronte alla propria vergogna, richiamando i molti casi di cronaca in cui i media e l’opinione pubblica colpevolizzano la vittima di violenze sessuali o femminicidio basandosi spesso su ciò che essa indossava o su quanto “se la fosse andata a cercare”.

The last duel: il cast

Recensione The last duel

Il film vede schierato un cast di prima grandezza, a cominciare dai due protagonisti maschili Jean de Carrouges e Jacques Le Gris, interpretati rispettivamente da Matt Damon (in un ruolo più sgradevole del solito) e Adam Driver, sempre più affermato a Hollywood, che ha la fisicità e l’atteggiamento giusti per rendere appetibile un personaggio dai molti volti, affabile e viscido al tempo stesso.

La performance migliore però è quella di Jodie Comer, attrice britannica vista nella serie “Killing Eve”, che nei panni di Marguerite regala una prova misurata e mai sopra le righe, restituendoci un personaggio intenso e commovente ma anche di ammirevole forza, un esempio di donna che non si lasciò piegare dal crudele status quo dell’epoca e rifiutò di tacere per compiacere la società, rischiando la propria vita per la verità.

Unica nota stonata, va detto, è l’interpretazione di Ben Affleck alias il Conte Pierre, che con una ridicola capigliatura biondo platino e un sorriso ebete ritrae un personaggio sicuramente ridicolo ma che risulta ancor più una macchietta, portando il tono del film verso il grottesco.

Affleck e Damon hanno curato anche la sceneggiatura del film, insieme a Nicole Holofcener, adattando il romanzo storico di Eric Jager “L’ultimo duello. La storia vera di un crimine, uno scandalo e una prova per combattimento nella Francia medievale” scritto nel 2004.

Vale la pena vederlo?

“The Last Duel” è un ottimo film d’epoca, che unisce ai temi storici e di avventura una storia di grande valore per capire la società di allora e riflettere su quella di oggi.

Nonostante la lunghezza di oltre due ore e mezza, i fatti dipinti appassionano grazie a un ottimo script e alla mano sapiente di Ridley Scott, che sceglie di non vertere troppo sul sentimentalismo e sulla spettacolarizzazione degli eventi (come fatto in passato per altre opere), mantenendo al contempo alti l’emozione e l’impatto visivo.

About The Author

Related posts