Il Giorno della Memoria non deve essere solo commemorativo ma deve dare lo sprono e l’opportunità per portare le testimonianze di r-esistenza nella quotidianità di ciascuno. Dare voce ai silenzi forzati dei tanti sopravvissuti e caduti per ogni ingiustizia ed atto discriminatorio.
La resistenza a non odiare!
Di seguito due storie, due trasposizioni cinematografiche diverse, con registri opposti ma con l’unico comune denominatore: resistere che vuol dire esistere, esserci nonostante le cadute, nonostante l’odio, nonostante le morti ingiuste se mai esistesse una morta giusta. Due nuovi modi di raccontare La Giornata della Memoria senza fermarsi al semplice racconto strappalacrime e malinconico. Si può fare di più. Noi possiamo fare di più contro l’odio discriminatorio.
Due Film da guardare nel Giorno della Memoria
Questi film non vogliono che ci mettiamo comodi, vogliono scomodare per fare di più e meglio oggi e domani.
Resistance – 2020
Resistance – La voce del silenzio (Resistance) è un film del 2020 scritto e diretto da Jonathan Jakubowicz. La pellicola narra le vicende del celebre mimo Marcel Marceau scomparso nel 2007, interpretato da Jesse Eisenberg, prima della celebrità, quando era membro della resistenza francese durante la Seconda guerra mondiale. Un grande artista, ma anche una luce di speranza per molti ebrei perseguitati in Francia dal nazismo che aiutò contribuendo a salvare circa cento piccoli orfani, facendoli riparare in Svizzera.
La pellicola è stata distribuita nelle sale cinematografiche statunitensi, ed in contemporanea in video on demand, a partire dal 27 marzo 2020, mentre in Italia arriva dal 23 giugno direttamente on demand.
Registro Tragicomico
Un racconto da un’altra prospettiva. Dal sorriso e non dal dolore. Il racconto non parte dalla morte e dalla violenza ma dal riscatto, dal desiderio di resistere che per il protagonista si traduce in voglia di vivere e di fare qualcosa che possa essere davvero utile.
Scritto e diretto dal regista e scrittore venezuelano Jonathan Jakubowicz, Resistance è la storia che Marcel non amava raccontare. Un silenzio che fa rumore. Un silenzio dettato dalla convinzione che sono i sopravvissuti all’Olocausto gli unici ad avere il diritto di parlare. Se molti di loro sono rimasti in silenzio perché non riuscivano a trovare la forza delle parole, altrettanto avrebbe fatto Marcel per non rubare loro quel diritto che si erano guadagnati sopravvivendo all’orrore. Come lo stesso attore francese disse, fu proprio questa decisione ad influenzare la sua scelta del mimo come forma espressiva. Il silenzio come forma di rispetto, come cura, come ascolto, come capacità di calarsi e nascondersi nel modo giusto nelle situazioni della vita. Alla fine del film saremmo tutti un pochino invidiosi del silenzio di Marcel e della sua forza. Ha perso tutto ma non sé stesso. Chi non vorrebbe ritrovarsi dopo aver perso tanto?
Perché vederlo
Resistance mostra quanto e come le nostre passioni possano essere inclusive piuttosto che esclusive. Marcel amava mimare e l’arte. Dalla soffitta di casa sua al sogno di condividere la sua arte c’è la realtà “adesso”. Usare la propria intelligenza e passione al servizio degli altri. Andare in guerra non per vendetta bensì per illuminare una strada diversa che possa portare alla vita e non alla morte. Al sacrificio sicuramente, a strade tortuose e lunghe ma per provare alla fine ad accendere una luce e non spegnere la fiamma della speranza e della resistenza che per Marcel significavano continuare a vivere ed avere sogni.
Trailer Resistence
Non odiare – 2020
Non odiare è un film del 2020 diretto da Mauro Mancini, al suo esordio alla regia di un lungometraggio. Il film, con protagonisti Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco e Luka Zunic, è ispirato ad un fatto di cronaca accaduto in Germania.
Simone Segre è uno stimato chirurgo di origine ebraica, figlio di un superstite dell’Olocausto, che conduce una vita tranquilla nel Borgo Teresiano di Trieste. Un giorno si trova a soccorrere per strada un uomo, vittima di un incidente stradale, ma, una volta scoperta sul petto di quest’ultimo tatuata una svastica, decide di non prestargli soccorso. L’uomo muore senza che nessun altro assista all’accaduto. Roso dai sensi di colpa, Simone finisce per rintracciare la famiglia dell’uomo, composta dalla figlia maggiore Marica, il piccolo Paolo e l’adolescente Marcello, un fervente neonazista.
Il regista ha preso spunto da un fatto di cronaca avvenuto nel 2010 a Paderborn, in Germania, dove un chirurgo ebreo si è rifiutato di operare un uomo con un tatuaggio nazista, facendosi sostituire da un collega.
Registro
Sentimenti raccontati dai colori, sguardi, immagini, simboli. Introspettivo nel dolore e nella rabbia ma anche nella coscienza. I temi sono molto delicati ma sono affrontati con il giusto registro senza cadere nel banale e nella retorica. Il bene e male si intrecciano, si scambiano i ruoli, sono in competizione fino alla fine ma poi lasciano il posto al perdono, alla rassegnazione positiva e quasi obbligata. I dialoghi, infatti, sono ridotti al minimo, ma quanto basta a indurre comunque lo spettatore a riflettere sulla battaglia tra il bene e il male. Perché è questo l’obiettivo del film: razionalizzare i propri sentimenti che spesso diventano “armi” letali per ciascuno.
Perché vederlo
Come si fa a non odiare chi non ha avuto pietà? Come si fa ad avere pietà per chi non ha avuto pietà a sua volta?
È possibile? Cosa cambia? Il sangue è dello stesso colore. La differenza è solo in che famiglia si nasce e chi ha il potere di decidere per te e l’educazione ricevuta fin da piccoli con la postilla e la possibilità di liberarsi dalle catene dell’ignoranza con la vita vissuta sia nell’ ombra sia nella luce e mai solo in una di essa.
Non odiare va visto per non odiare ma per dialogare con chi è diverso se questo mai possa considerarsi un problema. La storia non dice chi siamo ma chi siamo stati e chi potremmo non diventare. La storia ci insegna a non odiare se la leggiamo nel giusto verso. La storia ci insegna che si può essere oggettivamente giusti e soggettivamente sbagliati. Il film con i suoi silenzi aiuta a riflettere perché non basta mai capire gli errori del passato ma stare al passo con essi.
Vedere il film perché è un buon ed umile prodotto italiano che non vuole sorprendere ma solo leggere le coscienze di una storia di odio che probabilmente non abbiamo ancora compreso fino in fondo. La lotta tra bene e il male ci sarà sempre, sta a ciascuno allenarsi e non farsi trovare impreparato agli incontri che la vita e la storia ci presentano.