Film d’inchiesta: la verità come bussola di vita!
Chi e perché? Chi preferisce il denaro alla vita? Chi preferisce acciaio e piombo a sangue ed anima? Chi ignora i vivi e i più deboli? Chi permette che distanza e differenze decretino la vita e la morte. Chi decide le persone da soccorrere e mettere al sicuro? Chi sono gli approfittatori sociali? Chi ha il cuore di pietra e l’anima insensibile? E Perché?
Migliori Film d’inchiesta
Rischiare e mettere in gioco la vita per la verità e la giustizia con sacrifici, rinunce, scelte dolorose: questo è il leitmotiv dei film d’inchiesta. La vita di un reporter d’inchiesta è come un frigo semi vuoto. Triste ma luminoso e pronto da essere riempito in qualsiasi momento. I film suggeriti di seguito raccontano di diverse tipologie d’inchiesta con ingredienti vari come la passione, regole di vita, routine, principi, valori, giustizia. Nella ricetta bisogna considerare anche gli ingredienti amari come il rischio, la solitudine, la possibilità di non essere compresi, dover inseguire o essere inseguiti da leoni nella savana. Spesso i protagonisti d’inchiesta devono sopravvivere alle loro storie. Ci sono i limiti del tempo e quelli emotivi. Abbandonare sicurezze per inseguire indizi e coincidenze. Una quotidianità movimentata e ricca di sorprese.
Erin Brockovich – Forte come la verità
Erin Brockovich è un film del 2000 diretto da Steven Soderbergh, con Julia Roberts. Tratto da una storia vera, ebbe 5 nomination ai Premi Oscar 2001 per il Miglior Film, Regia, Attrice (Oscar a Julia Roberts), Attore non Protagonista (Albert Finney) e Sceneggiatura originale. Julia Roberts vinse, oltre al Premio Oscar, anche il Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico 2001 e il Premio BAFTA alla migliore attrice protagonista tra i numerosi riconoscimenti cinematografici per tale interpretazione.
Il film ambientato all’inizio degli anni ’90 è tratto dalla storia della vera Erin, disoccupata con tre figli piccoli e due divorzi alle spalle. Dopo aver ottenuto un lavoro come segretaria in uno studio legale, la protagonista inizia a indagare per conto suo sulla “Pacific Gas and Electric Company”, che ha avvelenato con il cromo esavalente le falde acquifere della cittadina di Hinkley, in California, provocando tumori e altre gravi malattie ai residenti. Erin porta avanti un lungo lavoro di ricerca e riesce a trovare le prove che incastrano la società. Alla fine grazie al suo impegno e alla sua caparbietà, la compagnia dovrà risarcire con 333 milioni di dollari più di 600 persone. Non si tratta di un film d’inchiesta di giornalismo ma di una umile e sconsiderata donna dall’animo buono e sensibile che ad un certo punto preferirà la strada scomoda ed incerta per portare a galla la verità seppur con mezzi poco chiari e discutibili.
Chi e Perché ? Julia Roberts vale sempre il prezzo del biglietto. E’ lei stessa il motivo che spinge a guardare un suo film. Nel caso della pellicola di Soderbergh uno dei motivi per cui vale la pena guardarla si trova nei dialoghi esilaranti e soprattutto nei i duetti tra Julia Roberts e Albert Finney nei panni dell’avvocato Ed Masry che guida lo studio legale. Dialoghi dinamici, accattivanti, elastici che rendono la storia sempre attiva. Non solo la bellezza rude ma allo stesso tempo preziosa di Julia Roberts terrà lo spettatore incollato allo schermo ma anche la genuinità e il coraggio del suo personaggio. Alla fine l’interpretazione e l’intraprendenza di Julia Roberts daranno una scossa di adrenalina che rimarrà anche dopo la fine del film.
Fortàpasc
«Poteva essere bella quella pioggia. Poteva fare un poco di pulizia. Ma a Torre anche l’acqua si trasformava subito in fango»(Giancarlo Siani, interpretato da Libero De Rienzo)
Fortapàsc è un film del 2009, diretto da Marco Risi, sulla breve esistenza e la tragica fine del giornalista Giancarlo Siani, interpretato da Libero De Rienzo. Tra gli altri interpreti si segnalano Michele Riondino, Ennio Fantastichini, Ernesto Mahieux, Daniele Pecci, Valentina Lodovini, Gianfranco Gallo, Massimiliano Gallo. Il film è tratto da “Mehari”, un cortometraggio realizzato nel 1999 da Gianfranco De Rosa (poi produttore esecutivo di Fortapàsc).
Era il 23 settembre del 1985 quando un giovanissimo Giancarlo Siani, giornalista de Il Mattino, viene ucciso dalla camorra perché considerato “scomodo” a causa delle sue efficaci inchieste giornalistiche che portano all’arresto di alcuni esponenti dei clan della camorra. Siani aveva da poco compiuto 26 anni.
Chi e Perché? Il motivo che dovrebbe spingere a vedere questo umile ,semplice, poco costoso film si trova già nel titolo: Fortapàsc è un termine volutamente storpiato che evoca il Fort Apache della tradizione western rendendo il senso dell’assedio alla città da parte della malavita. Nello stesso tempo descrive la drammatica situazione partenopea nei giorni dall’assassinio di Giancarlo Siani, ucciso a soli 26 anni da un commando camorrista nel 1985. Mentre i cronisti vittime della mafia sono stati numerosi, Siani è l’unico giornalista eliminato dalla camorra perché nelle sue coraggiose inchieste per Il Mattino (prima da Torre Annunziata e poi da Napoli) aveva il difetto imperdonabile di informarsi, di verificare le notizie, di indagare sui fatti e di denunciare i misfatti. Ci sono voluti 12 anni e alcuni pentiti per assicurare finalmente alla giustizia i responsabili del delitto attualmente ancora in carcere. E’ un film necessario. Mentre in Gomorra tutto appare disperato, in Fortapàsc sono raccontati i valori che devono essere sempre presenti nella vita di ogni essere umano: giustizia, bene, speranza, ricerca. Siani in solo 26 anni ha portato sul palco della sua vita e della sua città una sceneggiatura che ha fatto paura. Invece degli applausi ha avuto colpi di pistola. Ma l’interpretazione in vita di Giancarlo deve essere ripresa e portata in tournée nella vita di ognuno.
Il caso Spotlight
Il caso Spotlight è un film del 2015 co-scritto e diretto da Tom McCarthy premiato come miglior film e miglior sceneggiatura originale ai premi Oscar 2016. La pellicola, presentata fuori concorso alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, narra le vicende reali venute a galla dopo l’indagine del quotidiano The Boston Globe sull’arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto molti casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie. L’indagine valse il Premio Pulitzer di pubblico servizio al quotidiano nel 2003 e aprì a numerose indagini sui casi di pedofilia all’interno della Chiesa cattolica.
Chi e Perché? Uno dei motivi che spingerà a vedere Il caso Spotlight e convincerà è la potente prova corale di un cast d’eccezione. Il gruppo investigativo del Globe, spronato del neodirettore Marty Baron (interpretato da Liev Schreiber), è composto dal caporedattore del team Walter “Robby Robinson (Michael Keaton), cronisti Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams) e Michael Rezendes (Mark Ruffalo) e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll (Brian d’Arcy James). McAdams e Ruffalo sono stati nominati all’Oscar come migliori attori non protagonisti ma non hanno vinto. Questo non perché le loro prestazioni non siano di alto livello, lo sono, ma il caso Spotlight un film altamente corale ed è la prova d’insieme a dargli forza. Sono gli sguardi sorpresi e sconvolti che passano da un volto all’altro, l’incredulità che si frappone tra la storia e la verità, la passione di un lavoro che va oltre anche la propria vita privata. Gradualmente i sospetti diventano certezze e le prove lame dolorose: così prende forma la trama e la storia di un’opera cinematografica che alla fine farà rimanere immobili e increduli di fronte a una verità scottante e scomoda.
The Post
The Post è un film del 2017 diretto da Steven Spielberg con protagonisti Meryl Streep e Tom Hanks. La pellicola narra la vicenda della pubblicazione dei Pentagon Papers, documenti top secret del dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America, prima sul New York Times e poi sul Washington Post nel 1971.
Il racconto ha come feel rouge un momento storico cruciale, il primo grande scandalo nel mondo dell’informazione: la pubblicazione dei Pentagon papers, un rapporto di settemila pagine sul coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Vietnam, pieno di segreti tenuti volontariamente nascosti all’opinione pubblica. Una fuga di notizie senza precedenti che nel 1971 ha svelato al mondo la verità sui crimini di guerra americani, innescando uno scontro sia legale che ideale tra la Casa Bianca e gli organi di stampa.
Chi e Perché? Essere attuali raccontando fatti successi oltre quarant’anni fa. È ciò che è riuscito a sintetizzare il regista Steven Spielberg nel thriller politico The Post che punta i riflettori su argomenti fondamentali come la libertà di stampa e la parità di genere, riportandoci nell’America degli anni Settanta. “Io credo che la libertà di stampa sia un diritto che consente ai giornalisti di essere i veri guardiani della democrazia”, ha detto Spielberg.
I guardiani invece della storia raccontata da The Post sono la coraggiosa proprietaria del giornale Katharine Graham, prima donna della storia alla guida di un quotidiano, interpretata dall’attrice Meryl Streep, e l’impetuoso e determinato direttore Ben Bradlee, cui presta il volto Tom Hanks. Insieme i due affrontano la più grande sfida della loro vita, giocandosi carriera, reputazione e libertà, in nome del diritto di tutti i cittadini americani di conoscere la verità sull’operato del proprio governo. Spielberg è il deus ex machina mentre Tom Hanks e Meryl Streep gli uomini che portano alla luce la verità fuori dalla caverna. Un ruolo perfetto per Streep, quello di Kay Graham, divenuta simbolo dell’emancipazione femminile in ambito professionale e paladina della libertà di stampa. Mentre Tom Hanks diviene il suo riflesso nello specchio, simbolo di parità dei sessi in una lotta comune contro i poteri forti in nome della verità e giustizia.