Don’t Worry è un film del 2018 scritto e diretto da Gus Van Sant.
Il film è basato sulla biografia Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot del vignettista satirico John Callahan, interpretato nel film da Joaquin Phoenix. Fanno parte del cast principale anche Jonah Hill, Rooney Mara e Jack Black.
Trama di Don’t Worry
John Callahan, durante l’ennesima notte brava che lo ha visto alzare oltre il limite massimo il gomito insieme al suo compagno di bevute, subisce un incidente che gli provocherà una paralisi dalla testa in giù per il resto della sua vita. Per un soggetto come lui, dedito alle scorribande e all’alcolismo, potrebbe essere l’inizio della fine. Ma grazie ad una forte volontà d’animo e speranza, John troverà la giusta occasione di riscatto frequentando gli alcolisti anonimi e scoprendo un talento speciale. Tra incontri (soprattutto con Donnie e Annu interpretati da Jonah Hill e Rooney Mara) e scontri si sviluppa la storia e la vita di John.
Un buon lavoro che parte dalla regia
Il regista Gus Van Sant prosegue il discorso della lotta dell’essere umano ai propri demoni interiori, che è stato un po’ una sorta di fil rouge in gran parte della sua filmografia. Lo è stato ad esempio con il film, Will Hunting – Genio ribelle con protagonisti principiali Matt Damon e il compianto Robin Williams. Don’t Worry doveva vedere la luce già vent’anni fa quando proprio Robin Williams acquisì i diritti dell’autobiografia di John Callahan, senza poi farne di niente. Dunque, la visione e lo sguardo dell’esperto Gus Van Sant mette il timbro anche per questo film che ha avuto stranamente poco risalto sia per come viene raccontata la storia sia per il cast importante.
Un buon lavoro che prosegue con il cast
Bravi su tutti due protagonisti del cast, ma non c’erano poi molti dubbi a riguardo: Joaquin Phoenix offre un’interpretazione (s)misurata e sentita di John Callahan. Il film conferma per l’ennesima volta il suo genio, la sua pazzia e versatilità. La vera rivelazione, però, è Jonah Hill, nelle vesti dello sponsor di John. Hill riesce sempre a rendere il suo personaggio più grande di quello che è realmente. Un personaggio sofferente e intenso, e molto fondamentale per la svolta di Callahan, che oltre alla ‘terapia’ degli alcolisti anonimi decide di affrontare la nuova vita con il sarcasmo. Un sarcasmo che veicola tramite alcune vignette che comincerà a disegnare per dei quotidiani provocando reazioni contrastanti tra l’opinione pubblica. Alcune delle scene con Callahan che cerca l’apprezzamento alle sue vignette dalla gente fermata per strada sono a tratti esilaranti e molto azzeccate. Aggiungiamoci però anche il personaggio interpretato da Rooney Mara che addolcisce e accarezza lo spettatore con il suo approccio gentile e sensuale al tempo stesso. Anche per Jack Black vale un discorso a parte: se è vero che l’incontenibile comico americano sembra capace di portare in scena una sola maschera, stavolta la scelta di casting è proprio per questo perfetta, e quando sembra che Black non sappia andare oltre la macchietta del casinista, in poche scene di Don’t Worry dimostra di poter arricchire di molte più sfumature le sue performance standard.
Toni mai stonati
La sceneggiatura e i dialoghi si presentano irriverenti. Si sviluppa lentamente. Inizia con un incontro di alcolisti anonimi che discutono dei propri problemi in primo piano così come i volti. Prende forma attraverso problemi e volti sofferenti come un’opera d’arte o meglio come una vignetta che è il talento speciale del protagonista. Sarcasmo misto a depressione. Sembra un film senza speranza con solo nubi e tempeste.
Don’t Worry è un film che evita ogni forma di pietismo e di piagnistei. La situazione nel quale si ritrova John Callahan, paralizzato su una sedia a rotelle, poteva far pensare al solito film con un registro solo cupo e buio. Invece si va oltre le nuvole e si aspetta insieme agli attori il cielo sereno o meglio si continua a vivere aspettando tempi migliori. Perché la vita del protagonista è una di quelle che vanno raccontate con leggerezza e sorriso sulle labbra, proprio come John Callahan aveva deciso di affrontare il suo secondo tempo. Inutile piangersi addosso, inutile continuare nel tunnel senza uscita dell’alcolismo. Sono lunghe e dure le battaglie da affrontare, ma vale pur sempre la pena combattere ed arrivare al traguardo per vedere cosa c’è dopo. Gus Van Sant riesce a cogliere esattamente il messaggio trasmesso da Callahan e a restituire un film con messaggi positivi e pieni di speranza ma soprattutto mai scontati.
Un contenuto ricco di significato
I problemi non possono nascondersi a lungo. Più li nascondiamo più logorano. La vita può finire in tragedia se non si prendono le uscite giuste. Il personaggio di Callahan ci dice che per ognuno c’è un angelo e un demone. Ad un certo punto si è disposti a fare patti sia con il diavolo sia con Dio per la disperazione. Nel bel mezzo della tragedia e della storia del protagonista ecco che compare “lei” per sottolineare come l’amore non si arrende. Il bene è sempre pronto ad intervenire. Tutti dobbiamo combattere con i propri demoni. Non sempre si regge. Qualche volta si finge, altre volte si piange. C’è sempre qualcosa che accade e che ci fa cambiare. Anche qualcuno.
Il film racconta anche il rapporto con qualcosa di più grande nel bene e nel male. Tutti in qualche modo abbiamo un rapporto con qualcosa che non vediamo ma sentiamo.
Il protagonista incontra e conosce sé stesso dopo l’incidente. È complicato fare i conti sempre con sé stessi. Combattere con sé stessi. Cadere e non riuscire più a rialzarsi. È un film che mette lo spettatore alle spalle al muro con i propri problemi. Se si smette di combattere i problemi non andranno più via. Infine, nel film troviamo anche una morale: bisogna trovare un equilibrio tra il perdonare gli altri e perdonare sé stessi.
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In conclusione
Don’t Worry è proprio il tipo di film che vi potreste aspettare: una storia drammatica ma con un messaggio positivo, girata bene e interpretata meglio. Bisogna far attenzione a non farsi trasportare dai problemi che rendono i personaggi tristemente veri. Se decidiamo invece di seguire alcune decisioni di Callahan facciamolo fino in fondo. Non fermiamoci al primo tempo o a qualche battuta da arresto. Continuiamo a giocare la nostra partita, il nostro campionato. Entriamo in competizione con i nostri problemi e battiamoli. Questo è sicuramente il messaggio che il vero Callahan ha mandato a sé stesso e agli altri.