Recensione The Mauritanian con Jodie Foster

Recensione The Mauritanian con Jodie Foster

REGIA: KEVIN MACDONALD
DURATA: 129 min.
CAST: TAHAR RAHIM, JODIE FOSTER, BENEDICT CUMBERBATCH, SHAILENE WOODLEY, ZACHARY LEVI.

Basato sul libro di memorie “Guantanamo Diary” di Mohamedou Ould Slahi, “The Mauritanian” uscirà in Italia direttamente sulla piattaforma Amazon Prime Video dal 3 giugno 2021.

LA TRAMA

Novembre 2001. Sono passati appena due mesi dagli attacchi terroristici dell’11 settembre e gli Stati Uniti sono più che mai intenzionati a catturarne i responsabili.

Nello stato africano della Mauritania il giovane Mohamedou Ould Slahi (interpretato da Tahar Rahim) viene prelevato dalla polizia locale per essere interrogato in quanto uno degli uomini sospettati di aver intrattenuto rapporti con Osama Bin Laden e la cerchia di Al-Qaeda per l’organizzazione degli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono.

Di lui la famiglia perde qualsiasi traccia per diversi mesi, fino a che un’avvocatessa del New Mexico, Nancy Hollander (Jodie Foster), dedita alle cause umanitarie, inizia ad interessarsi al suo caso, scoprendo che l’uomo è detenuto da tempo nella prigione cubana di Guantanamo Bay senza che un’accusa ufficiale gli sia stata formulata.

Parallelamente, l’esercito degli Stati Uniti ingaggia il Colonnello Stuart Couch (Benedict Cumberbatch) per formare una squadra investigativa e imbastire una causa contro Slahi come uno dei principali organizzatori dell’11 settembre, puntando alla pena di morte.

The Mauritanian

UN LEGAL DRAMA TRA POLITICA E DIRITTI UMANI

La vera storia di Slahi, che ha raccontato in un libro la sua prigionia di ben 14 anni a Guantanamo senza una vera e propria accusa o un equo processo, ha ispirato il regista scozzese Kevin Macdonald (autore di altri thriller politici come “L’ultimo Re di Scozia” e “State of Play” e vincitore di un Oscar per il miglior documentario nel 2000 grazie a “One day in September” sull’uccisione degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972) e il team di sceneggiatori a realizzare un film su uno dei casi più eclatanti e controversi della recente storia americana.

La pellicola è costruita su due binari: il primo è l’impegnativa causa giudiziaria che viene impostata dall’avvocatessa Hollander della difesa da un lato e dall’accusa del Colonnello Couch dall’altro; il secondo è il resoconto della durissima detenzione di Slahi, portato a Guantanamo incappucciato e ammanettato senza saperne il motivo e rinchiuso per anni in una misera cella, interrogato e torturato per svariati mesi quando il governo USA, all’epoca con George W. Bush presidente e Donald Rumsfeld alla difesa, decise di usare qualsiasi mezzo contro i sospettati per carpire informazioni salienti sull’organizzazione di Al-Qaeda e sui responsabili degli attentati terroristici.

Poco importava che, nella stragrande maggioranza dei casi, dopo molteplici crudeltà inflitte ai prigionieri come la privazione del sonno, la pratica del waterboarding, le scosse elettriche, le percosse e la manipolazione psicologica i detenuti finissero per confessare azioni o reati inventati di sana pianta soltanto per placare i loro aguzzini, confessioni che quasi sempre alla fine venivano classificate come non utilizzabili o persino inconcludenti per la lotta al terrorismo.

UNA DELLE PAGINE PIÚ VERGOGNOSE DELLA STORIA AMERICANA

Il film si erge sulla salda regia di Macdonald che ricostruisce sapientemente le vicende di Slahi e di un Paese impazzito, gli Stati Uniti, lacerato non solo dagli attacchi terroristici ma dalla piaga di una giustizia sommaria che viola i diritti umani primari come quello dell’habeas corpus, vale a dire la sussistenza di precisi presupposti giuridici per poter limitare la libertà di una persona.

Il post 11 settembre e la lotta al terrorismo sono stati i momenti più oscuri per la storia politica americana del ventunesimo secolo, culminati proprio nei resoconti delle condizioni inumane in cui versavano i detenuti di Guantanamo, risultato di una febbrile e sconsiderata ricerca di un colpevole.

“The Mauritanian” non è il primo film che esplora questi temi, ma potremmo dire che è uno dei pochi che ci riesce evitando le classiche trappole della retorica. Piuttosto avvincente nella ricostruzione del caso giudiziario, anche se i molti dettagli e tecnicismi potrebbero disaffezionare un pubblico meno attento, funziona meglio quando narra la parabola infernale di Slahi, strappato dalla sua famiglia e dal Paese di origine e incarcerato per tanti anni senza un briciolo di accusa, che grazie all’impegno di una combattiva avvocatessa riuscirà alla fine a ottenere un’udienza davanti a un giudice e, in seguito, la sua libertà.

UN OTTIMO CAST

Uno dei punti di forza del film è senza dubbio il cast: l’attore franco-algerino Tahar Rahim (visto ne “Il Profeta” e attualmente nella serie di Netflix “The Serpent”) nei panni di Slahi fornisce una delle prove più intense e toccanti della sua carriera, mentre non da meno è Jodie Foster nel ruolo della battagliera avvocatessa Nancy Hollander, un gradito ritorno a un cinema impegnato che le si addice enormemente e grazie al quale ha vinto un Golden Globe per la migliore attrice non protagonista, nonostante non sia stata candidata agli Oscar; segno che probabilmente l’Academy non è ancora a suo agio nel vedere spiattellate sul grande schermo le vergogne dell’amministrazione Bush (e molto ci dice anche la fredda accoglienza riservata al film da alcuni critici americani). Benedict Cumberbatch, a suo agio nei thriller politici, si distingue come un uomo dell’esercito legato alla patria ma che conserva un forte codice morale ed etico.

VALE LA PENA VEDERLO?

Come già accennato, “The Mauritanian” funziona meglio quando ricostruisce l’appassionante vicenda di Slahi, mentre a tratti si appiattisce sulle dinamiche giudiziarie e su un ritratto a volte stereotipato degli alti gradi dell’esercito. Avremmo gradito anche un approfondimento maggiore dei personaggi secondari, come l’assistente di Nancy Hollander, la giovane avvocatessa Teri Duncan interpretata da Shailene Woodley.

Non vi è dubbio comunque che sia una pellicola importante per i temi affrontati e per le domande che genera nel pubblico, il quale per quanto sia già a conoscenza degli eventi narrati troverà sicuramente spunti di grande riflessione per la storia recente e per i tempi che stiamo vivendo tuttora.

Senza la presunzione di dare risposta agli innumerevoli quesiti etici che porta a galla, tra politica, diritti umani e il labile confine tra giustizia e ritorsione, il film restituisce dei personaggi ben caratterizzati e riesce a dare dignità alla vicenda incredibile e sconvolgente di un uomo in lotta per la libertà.

TRAILER THE MAURITANIAN

About The Author

Related posts