Tolo Tolo: un film double face
La solita nuova maschera di Zalone. Dopo l’ennesimo record di incassi in pochissimi giorni possiamo scrivere di una nuova maschera cinematografica ovvero quella zaloniana. Forse gli amanti e gli intenditori del cinema impegnato non saranno d’accordo ma i milioni di incassi danno ragione ancora una volta all’attore pugliese. Non siamo sicuramente di fronte a un capolavoro ma dinanzi a un film a due lati con un registro fantozziano 2.0.
Lato A: Zalone ha vinto. Virzì ha perso. Zalone si è arricchito. Il cinema italiano ha perso e ha vinto allo stesso tempo. Zalone aveva ragione. Tutti coloro che lo hanno accusato di razzismo vedendo solo il trailer di una canzone del suo film ha avuto torto. Tolo Tolo(tradotto Solo Solo) è il nuovo film di Luca Medici, in arte Checco Zalone, che in pochissimi giorni ha fatto il record di incassi al botteghino italiano. Tutti coloro che sono andati e probabilmente andranno a vedere questo film sarà “tolo tolo” per curiosità. Zalone è bravissimo ha interpretare il ruolo sarcastico ed ironico che si è costruito in modo intelligente negli anni, ma i suoi film non fanno il salto di qualità. C’era forse la possibilità con questo film di farlo se fosse stato paradossalmente razzista o se avesse arricchito il film di qualche significato morale fino in fondo. La sua sceneggiatura, scritta in parte con il regista Paolo Virzì, non fa altro che prendere una tematica tristemente attuale e raccontarla in modo ironico deridendo sia i politici italiani sia i razzisti. Un registro fantozziano ma rivisitato perché prende in giro gli altri e non se stesso.Scordiamoci i paragoni illustri che sono stati fatti in modo azzardato e inesatto su alcune testate(es. La vita è bella di Benigni o Alberto Sordi), perché questo è un film “tolo” di Zalone.
Lato B: c’è anche l’altro lato della pellicola. Zalone si è servito della licenza poetica di una artista perché con coraggio ha raccontato una delle tematiche più tristi di questo periodo. Razzismo e immigrazione. Se provassimo a giocare anche noi con la sceneggiatura e il montaggio del film e togliessimo l’ironia e la stupidità delle battute “zaloniane” potremmo vedere chiaramente perché esiste questo fenomeno emigratorio e come i “precari”(moralmente scrivendo) politici italiani dovrebbero provare anche loro a fare questo tipo di esperienza prima di andare in TV o in parlamento. Zalone ha raccontato una storia tristissima e attuale con toni leggeri e sarcastici. Però ,forse proprio per fare più soldi e fare in modo che tutti andassero a l cinema a vedere il suo film, non ha preso una posizione. Una comicità super partes.
Alla fine cosa racconta questo film?
Tutto inizia nella Murgia Pugliese, a Spinazzola, dove il nostro Checco apre un ristorante di Sushi tra i meravigliosi scorci della città. Già “fusion”; e aperto all’integrazione in partenza, il protagonista vede fallire l’attività in un batter d’occhio, fuggendo così all’estero per evitare creditori ed ex-mogli, lavorando come cameriere in un paradisiaco resort africano. Qui può continuare a sognare lontano da IRPEF, IRAP, Equitalia e parenti-serpenti, almeno finché non scoppia una rivolta guidata da una cellula miliziana della zona, costringendolo ad abbandonare tutto e subito insieme all’amico e collega Oumar, che ha il sogno di diventare regista in Italia, sulle orme dei grandi del Neorealismo. Inizia così il viaggio della speranza di Checco, che tenta di rientrare nei confini del Bel Paese come clandestino, immigrato, unico uomo bianco tra gli africani, in cerca di accoglienza e inserimento nonostante qualche brutto “attacco di patriottismo”. Alla fine ma proprio alla fine, tra metafore e cinismo, ironia e comicità demenziale, ne viene fuori un intelligente e coraggioso spaccato dei nostri giorni, che va soprattutto ad attaccare – ridendoci sopra spesso forzatamente – tutte quelle contraddizioni che ormai da anni contraddistinguono noi italiani.
Nota: si ride come si riflette e si riflette come si ride.
Trailer Ufficiale Tolo Tolo