The New Pope: la fine di un viaggio pericoloso e artificioso?
Aveva proprio ragione Sorrentino quando diceva: “L’ambizione anacronistica di questi due grandi Papi era quella d’essere dimenticati. Veri servi di Dio, hanno bisogno di sbiadire, per lasciar fiorire e brillare il nitore della fede e della pace. L’utopia della purezza.” Tra bellezza e terrore, tra detto e non detto, tra visto e non visto, tra immaginato e visionato,tra metafore e realtà,tra esagerato e straesagerato,tra denuncia e finzione, finisce il viaggio di Paolo Sorrentino in una notte profonda per lo spettatore e per i personaggi. The New Pope, attraverso nove episodi, è una serie che ci ha emozionato, divertito, commosso, spaventato, sorpreso,deluso,amareggiato e sospeso.
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Nel finale di stagione tutti o quasi si aspettavano un duello alla Rocky Balboa vs Drago. Pio XIII vs Giovanni Paolo III. In realtà alla fine o meglio all’inizio del nono episodio avviene qualcosa di diverso. Un pò deludente ma tenendo alto il registro “sorrentiniano”.
La sigla quasi come una sinossi per ogni puntata. Anche per l’ultima. Un po’ a chiasmo: Lenny che alla fine viene definito quasi come Santo che invece è presentato al mare in outfit mondani e Brannox come il re della mondanità nelle stanze vaticane.
Alcune immagini rimarranno. Nell’ultima: degli occhi sgranati perché tutto il mondo vuole vedere Il grido degli ultimi che devono farsi sentire e vedere. La Chiesa deve rompere il silenzio ed essere la soluzione. Lenny è tornato. In segreto. Il suo segreto per battere il califfo. Forse. Il nemico sembra più (in)visibile che mai. Il nemico sembra più all’interno che all’esterno. Prepariamoci lo stesso a uno scontro. Però gli sfidanti li possiamo decidere e cambiare.
Noi abbiamo scelto al di là di tutto e tutti più Lenny e Brannox anziché Pio XIII e Giovanni Paolo III.
Brannox, Giovanni Paolo III:“Me ne tornerò a me stesso”, così ho risposto a Lenny quando mi ha chiesto come avrei agito. E’ stato il momento della scoperta, di me e di quella grande finzione che ho impiegato una vita a mettere in piedi, perché “io quando voglio, so bene come andare in scena”.
Ho recitato così bene che alla fine ho convinto anche me stesso, ho nascosto la mia tossicodipendenza dentro una lussuosissima scatola d’argento, ho recitato la vita che sarebbe stata di mio fratello celato dietro i dettami della sua “via media”, ho vestito i segni della mia profonda insicurezza con abiti eleganti e indossato la maschera della perfezione, ma io non sono tutto questo, io sono “solamente una fragile porcellana”.
Ho parlato alla gente di smarrimento, abbandono, dolore e sofferenza e ho detto che sono uno di loro, e per la prima volta non ho finto, quelle lacrime di insicurezza, quell’abisso di insignificanza, le caverne di vuoto e il ricorrente pensiero di farla finita senza niente a cui appartenere, sono stati i miei più fedeli compagni durante gli anni infinitamente insopportabili della mia esistenza. Solo adesso capisco in quale gabbia dorata mi sono rinchiuso per tutto questo tempo, solo ora so urlare quel NO!
Ho compreso davvero che io non sono il problema, che posso essere la soluzione, che noi tutti siamo la soluzione di questi silenzi tra noi e il mondo, che “noi tutti siamo i miserabili rottami che Dio ha messo insieme per formare una Chiesa gloriosa”, siamo stati dimenticati dal mondo ma non da Dio e se lo capiremo noi, anche il mondo dovrà prenderne atto.
Ho sognato per tutta la vita di essere ammirato, amato, lodato, ma ora ho capito, è arrivato il momento che aspettavo da sempre, quello che mi permetterà di realizzare la mia unica ambizione, essere dimenticato per lasciar andare via da me il peso che ho portato per anni, “adesso ho finalmente capito che la mia fragilità è la mia forza, non è una dannazione”.
Lenny Belardo, Pio XIII: Soffriamo un peso urgente entrambi da dover risolvere. Un lavoro che è della Chiesa. Abbiamo un prete e dei bambini da salvare.
Ecco. Ora sono qui. Devo salvare la chiesa e il mondo. Il califfo temeva il mio risveglio per la mia popolarità. Il califfo teme di essere usurpato dalla sua popolarità che viene messa in discussione. Dovrà trattare con me. Noi abbiamo una certezza. Una bomba. Il mio ritorno. Io mi rimetto però alla tua volontà sua santità Giovanni Paolo III. Ma io conosco tutto di te e tu hai capito chi sono io.
Tutti dovranno seguirmi. Ora ho il mio esercito di Cardinali per combattere. Pio XIII è tornato. Io muoverò i fili. Io combatterò il Califfo perchè ho dalla mia parte Dio e il fuoco. Io non sarò mai solo.
Ma qualcosa non avevo previsto. Qualcuno e qualcosa non avevo considerato. Il fanatismo e il mio IO sconsiderato.
Ho combattuto contro il nemico secondario. Ho armato i cristiani come nelle crociate. Ho perseguito un Amore distorto. L’amore declinato male. La bellezza non colta giustamente. Bisogna che io venga perdonato perchè ho confuso l’Amore con la pazzia. La bellezza con l’estasi. La pazzia e l’estasi hanno dimostrato di essere tristi tentazioni. Io sono stato tentato. Dobbiamo seguire la sfera della gentilezza e mitezza per trovare la felicità Dobbiamo imparare a stare al mondo e la chiesa deve trovare la strada giusta. La via media che Giovanni Paolo III urlava è la Via. Chi sono IO? Un santo o un impostare? Cristo o l’anti cristo? Sono Vivo o morto? Non ha importanza. La bellezza delle domande è che le risposte le ha solo Dio. Il mistero in cui crediamo è il segreto che solo Dio conosce. Io vorrei abbracciarvi e congedarmi indicandovi la Via.
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The New Pope: sorprende per la bravura scenica dei personaggi e per il coraggio del racconto. Alcuni punti in chiaro scuro non messi forse troppo in luce.
Il primo nemico della fede è il fanatismo e le risposte sbagliate. La Chiesa deve cercare la Via. Farsi le giuste domande perché le risposte le tiene Dio: questo ci lascia l’ultimo episodio.
Un’operazione che non era prevedibile, che è sembrata il massimo dell’ambizione sfrenata e alla fine voleva avere un senso eccome: ecco come termina The New Pope. Sorrentino ha preso delle tematiche attuali come la pedofilia del clero e le ha coperte o distorte con la bravura degli attori e con il suo sogno visionario quasi onirico. Alla fine delle maschere sono rimaste. Non sono state tutte scoperte e non tutti i problemi riconosciuti. Ci ha lasciato un senso di incompiutezza e di amaro in bocca.
Due Papi “per sottrazione”, questo è stato chiaro. I loro IO e le loro idee quasi sparite e sbiadite per lasciare spazio alla fede pura e alle riflessioni (profonde, feroci) che oggi la società impone. Il tutto giocando, ma come si gioca in un salotto di ricchi o come si gioca in una casa popolare.
Ricorderemo e apprezzeremo senza ombra di dubbio Voiello. Ha esposto come una poesia e come una sinfonia la sua profonda umanità, ha giustificato i suoi errori spiegandone la natura e il bisogno nei suoi dialoghi con Girolamo. Ha messo in luce tutta la sua normalità e il suo ruolo politico con a volte sprazzi di comicità. Con i suoi discorsi architettati alla perfezione è entrato nella nostra mente e, passando di fatto per l’antieroe della serie, si è posto inevitabilmente dalla parte di chi ha potere e allo stesso tempo cuore ed insicurezze.
Tuttavia, pur con l’uscita di scena di Lenny come una rock star che sarà ricordata ma messa da parte perchè non ci sarà più spazio per lui,c’è da sottolineare la scena finale di The New Pope, che fa fare un salto nell’hotel di Kubrick. Il bambino col triciclo che si agita tra le sale del Vaticano (si tratta di Pio, figlio di Esther) non può che ricordare il piccolo Danny in Shining. Un omaggio?
Allo stesso tempo il colpo di scena di Voiello sarà stato solo un mero riconoscimento alla bravura straordinaria di Silvio Orlano oppure vuole lasciare spazio a un nuovo racconto? Ai posteri l’ardua sentenza o meglio al Sorrentino l’arduo lavoro eventualmente.
Domenico Iovane e Barbara Simeoni